Il cercatore di Penny

Una fiaba sulla ricerca di sé, della propria strada, sul senso della vita, sui segni che ci circondano e che troppo spesso ignoriamo. Per comprendere che tutto ciò che nella vita ci arriva, è a fin di bene, anche quando pensiamo il contrario. La ricerca della libertà, che è poi la ricerca della felicità, passa per vie irrazionali e illogiche, inutile tentare di spiegare, inutile sperare che gli altri comprendano. Solo la sua realizzazione porta con sé, se non una piena condivisione, almeno una sua accettazione.

In un remoto villaggio dell’Inghilterra Settentrionale, un giovane ragazzo di nome Sam era intento a recarsi verso il suo abituale posto di lavoro. Appena fuori il villaggio, sorgeva infatti una famosa fabbrica di aeroplani, piccoli veicoli per clienti privati per lo più, e il ragazzo era l’orgoglio della sua famiglia e l’invidia dei suoi amici per il mestiere che aveva ottenuto. Aiuto meccanico, braccio destro del capo meccanico, praticamente colui che verificava la bontà dei motori prima della vendita degli aeroplani. Quante domande gli ponevano gli amici sul suo lavoro. Non rispondeva mai troppo volentieri a queste domande. In realtà non amava molto parlare. Preferiva pensare, sognare, volare.

Oh che meraviglia quella volta che un pilota lo portò con sé tra le nuvole e il cielo infinito sopra le terre inglesi, un ricordo indelebile e indescrivibile. Ma per il resto, Sam era infelice per il lavoro che era obbligato a svolgere, e le giornate trascorrevano lente e severe. Non era tanto il lavoro in sé, aggiustare motori non era poi così male, era la mancanza di libertà la causa del suo profondo malessere e malcontento.

Il doversi recare in quella fabbrica ogni giorno per cinque giorni a settimana, alla stessa ora e senza ritardi, pranzare ad un’ora prefissata con il suo capo, tornare a casa ad un’altra ora stabilita, a meno che il troppo lavoro non esigesse delle ore aggiuntive da donare per uno stipendio sempre e comunque troppo magro e stantio.

Ma che cosa piaceva a Sam? Che cosa voleva fare? Si interrogava spesso con queste domande durante il tragitto che dalla sua casa portava alla fabbrica fuori il villaggio, e non era certo delle risposte. Di una cosa era sicuro però, a Sam piaceva cercare penny per la strada, vagare con lo sguardo e i passi verso luoghi non stabiliti, imbattersi in piccole monete perse da passanti distratti, raccoglierle e custodirle con cura. Sam credeva ai segni, pensava che l’Universo ci parlasse attraverso gli oggetti e gli accadimenti, o tramite improvvise intuizioni, quando cioè la nostra mente comprende l’ordine delle cose per improvvisa ispirazione, senza saperne esattamente la ragione, ma così è.

Come potrebbe altrimenti comunicare con noi l’intero creato? Non poteva che essere così, tramite evidenti segni che solo una mente troppo impegnata e distratta poteva ignorare, o attraverso un’illuminante ispirazione. Per questo motivo, quando a Sam capitava di trovare una moneta, era felice come di fronte ad un regalo inatteso e bellissimo, e sentiva che le sue azioni, i suoi pensieri o anche solo il suo semplice camminare, erano giusti e nella direzione appropriata. Gli era anche capitato di trovare delle banconote qualche volta, e allora aveva ringraziato il cielo in estrema felicità, sentendosi in comunione con tutto l’esistente e l’immaginato.

Ma ecco che un mattino, stanco del suo lamentarsi per una vita che non gli apparteneva e che considerava opprimente, decise che non si sarebbe recato al lavoro, ma che avrebbe continuato nel suo cammino compiendo ciò che gli procurava gioia, cercando cioè penny per la strada. Quanto camminò quel giorno, si ritrovò senza quasi accorgersi dapprima in villaggi dai nomi conosciuti, poi addirittura in alcuni molto distanti dal suo e i cui nomi non gli portavano alla mente nulla di familiare.

Quel giorno però non trovò alcun penny, la sera giunse con la sua inquietante freschezza, la notte lo colse a digiuno nel freddo e Sam si riparò sotto un ruvido cespuglio per dormire. Non trovò penny nei giorni successivi, ma incontrò tante persone gentili che gli offrirono spontaneamente cibo e riparo. Si sentì tremendamente fortunato per questo, anche se la tristezza e la paura dell’ignoto opprimevano il suo cuore e angustiavano la sua ritrovata libertà. Ma non si diede per vinto e continuò a camminare. Prima o poi, pensava, qualche segno gli avrebbe indicato la strada giusta da seguire, la sua vera via. L’aiuto ricevuto e le splendide e generose persone incontrate erano già di per sé un grande regalo, un’indicazione che la decisione intrapresa era buona e corretta. Tutto ciò che ci arriva è a fin di bene, ma molto spesso non lo capiamo.

Erano trascorsi diversi giorni da quando aveva lasciato il suo piccolo villaggio, e ormai era certo che non solo i suoi genitori, ma tutti quelli che lo conoscevano lo stavano cercando, ma era altrettanto sicuro che non avrebbero compreso le sue intenzioni. La ricerca della libertà, che è poi la ricerca della felicità, passa per vie irrazionali e illogiche, inutile tentare di spiegare, inutile sperare che gli altri comprendano. Solo la sua realizzazione porta con sé, se non una piena condivisione, almeno una sua accettazione.

Quel giorno si ritrovò in una cittadina piuttosto grande per i parametri a cui era abituato, e i pensieri rivolti ai suoi cari, al suo futuro e al senso del suo cammino gli avevano generato uno sferzante sconforto. Stava sbagliando tutto? Forse doveva tornare a casa? Questi martellanti pensieri gli riempirono gli occhi di un gonfiore umidiccio, lacrime salate stavano per sgorgare, quando da terra una luccicante vibrazione catturò il suo sguardo: un bellissimo e ramato penny scintillante era lì, pronto per essere raccolto. Quanta gioia gli procurò il suo chinarsi e la presa di quella piccola monetina, forse non si stava sbagliando, quello era il segno che tutto andava bene, che era così che doveva andare. Tornò in posizione eretta, contemplando il penny nel palmo della sua mano alla luce del sole.

Sentì nel frattempo un invitante profumo di dolci e biscotti, voltò la testa a destra e vide una bellissima pasticceria abitata da incantevoli torte. Si ricordò dello splendido piacere procuratogli dal preparare dei dolci, mescolare le creme, assaggiare i sapori e gli accostamenti arditi. Sorrise intensamente perchè capì, e non fu più triste. Entrò nella pasticceria e si offrì volontario. Ora tutto il suo villaggio racconta la sua storia, la storia di Sam, un giovane ragazzo partito alla ricerca di un penny, e divenuto il pasticcere più conosciuto e felice della zona.

Nota:
Simon Olmetti
Laureato in Economia Aziendale all’Università Bocconi, è stato dapprima Assistente Producer in FilmMaster, occupandosi della produzione di music-video e spot. In seguito ha assunto il ruolo di Marketing Accountant in Mondadori Pubblicità per 5 anni, occupandosi di comunicazione sui vari media della società (magazines, internet, radio, retail).
Nel contempo ha ottenuto un Master in Psicodinamica presso l’Istituto Sperimentale di Psicodinamica Applicata (ISPA) di Milano.
Si divide tra Milano e Londra, città entrambe amate in maniera differente.


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