Cachi: proprietà e curiosità del cibo degli Dei

Il cachi (o caco) è un frutto buono e dolce per la sua alta percentuale di zuccheri: non è un caso infatti che Diospyros kaki  in greco significa “cibo degli dei. Il cachi è una delle più antiche piante da frutta coltivate dall’uomo originaria della Cina e del Giappone. Detto anche “mela d’Oriente”  o kaki, è arrivato in Italia intorno al 1870:  pare che il primo albero di cachi sia stato piantato nei giardini di Boboli a Firenze.  La pianta del cachi è unameraviglia della natura: in autunno le sue foglie si tingono di colori bellissimi in tutte le sfumature del rosso, verde ,giallo e arancione.  Nel giro di pochi giorni però  l’albero si spoglia completamente,  mantenendo sui suoi rami i suoi bei frutti arancioni, tondi, appetitosi. I cachi non raccolti possono restare sui rami fino ad inverno inoltrato e costituiscono un cibo prezioso per gli uccellini.

Proprietà dei cachi

Il caco è molto nutriente ed aiuta a combattere la stanchezza e lo stress psicofisico. E’ un frutto ricco di zuccheri (16-18%), acqua, di vitamine A, C, K e di potassio. Se consumato a completa maturazione (ed in quantità) il frutto del cachi ha proprietà lassative e diuretiche, anche grazie alla buona quantità di acqua e fibra che lo compongono. Se mangiato acerbo è ricco di tannino, la sostanza che gli conferisce quel sapore fortemente astringente, nel linguaggio comune “lega la bocca” oppure “allappante“.  Il cachi è considerato un “regolatore intestinale” ed è indicato sia per problemi di stitichezza (maturo) che di diarrea (più acerbo). I cachi sono sconsigliati ai diabetici, agli obesi e a chi ha disturbi all’apparato digestivo.

Ottimo per l’astenia, uno al giorno

Il cachi è anche un ottimo coadiuvante della funzionalità epatica, ed è utile per eliminare l’astenia autunnale: il consiglio è di mangiare un cachi al giorno, meglio se a merenda o come spuntino di mezza mattina.

Maturazione ed usi tradizionali dei cachi

I cachi vengono raccolti ancora immaturi nella loro stagione che va  da fine  ottobre a dicembre in funzione del clima, ed in genere si tiene anche una porzione di ramo. In questo modo si evita il rischio di “caduta al suolo”, molto  probabile con la maturazione sull’albero. Dopo la raccolta segue un periodo di maturazione, l’ammezzimento,  che consiste nella sistemazione dei frutti in cassette, insieme a cassette di mele profumate in via di maturazione. In Giappone il frutto del cachi viene utilizzato per preparare un vino a bassa gradazione alcolica, inoltre  il suo succo viene usato nella preparazione del sakè. Sempre in Giappone è molto utilizzato un metodo particolare di conservazione invernale dei cachi (cachi Haciya): i frutti vengono raccolti immaturi, vengono sbucciati e appesi tramite il peduncolo a dei bastoni posti su cavalletti collocati in pieno sole o in adeguati locali riscaldati. Il cachi durante la stagionatura cambia aspetto, scurendosi e ricoprendosi di uno attraente strato di zucchero cristallizzato, diventando così molto simile al fico secco.

L’albero delle sette virtù

In Giappone, il cachi è considerato l’albero delle sette virtù, sintetizzate qui sotto:

La lunga vita, perchè vive cinquant’anni e più e non ha bisogno di cure né di antiparassitari
La grande ombra, perche in estate ci regala sollievo dal sole impietoso
L’assenza di nidi tra i rami
L’inattaccabilità da parte dei tarli
La possibilità di giocare con le foglie indurite dal ghiaccio
Le foglie da cui si ricava un bel fuoco,
Le foglie che concimano la terra.
Altra curiosità scovata nel web: l’albero del kaki è oggi considerato “l’albero della pace” perché si racconta che dopo il devastante bombardamento atomico di Nagasaki, nell’agosto 1945, sopravvissero soltanto alcuni alberi di kaki.

Simbologia del cachi

Il cachi è il frutto del tardo autunno ed il suo colore simboleggia i tiepidi raggi dell’ultimo sole autunnale, quel sole che, più basso sull’orizzonte ci regala intensi tramonti rosso-arancio.

Nella simbologia legata al regno vegetale il cachi ha il significato di “non credere alle apparenze“, che si dice nasca dalle caratteristiche di un frutto praticamente immangiabile quando è acerbo, ed invece cosi  dolce quando ha perduto le sostanze (tannini) che gli conferiscono il tipico gusto astringente e allappante.

FONTE: http://www.benesserecorpomente.it/


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